L’Educazione sessuale a scuola

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Il dipartimento Direzione Generale per le Politiche Interne del Parlamento ha pubblicato nel 2013 numerosi studi e rapporti relativi all'educazione sessuale. I risultati delle ricerche hanno evidenziato come un'insufficiente educazione sessuale porti ad un aumento del tasso di gravidanza in età adolescenziale e ad una maggiore incidenza delle malattie sessualmente trasmissibili. Per prevenire tali effetti negativi sarebbe opportuno parlare tra i giovani di amore, sesso, affettività, emozioni e salute a scuola.

In molti Paesi dell'Europa occidentale, (Germania, Danimarca, Finlandia, Austria, Francia, Portogallo, Svezia, Inghilterra e Galles), l'insegnamento di questa materia è obbligatorio nelle scuole. Lo stesso non accade in Italia dove la sua diffusione è semplicemente facoltativa.

Molti giovani crescono ricevendo messaggi confusi e contraddittori sulla sessualità. Ancora oggi non è possibile parlarne senza che nasca da parte degli adulti e degli insegnanti imbarazzo, disapprovazione e silenzio. Le famiglie raramente affrontano di proposito tale argomento, spesso costringendo i ragazzi a dover ricevere informazioni attingendo alle esperienze personali dei loro coetanei o ai media. L'Unesco afferma che c'è un urgente bisogno, soprattutto tra i giovani dai 15 ai 24 anni, di fare educazione sessuale.

Gli adolescenti tendono a vivere la sessualità tralasciando la parte affettiva e mettendo a rischio la propria salute attraverso situazioni sessuali a rischio. Un articolo pubblicato da A. De Gregorio e C. De Leo su "La 27 ora", evidenzia come l'allarmante anticipazione dei temi legati alla vita sessuale dei giovani, accompagnata da un'ossessione per il corpo e da una scarsa consapevolezza metta a repentaglio la loro salute a causa di situazioni rischiose. La costante evoluzione tecnologica ha generato una nuova forma di comunicazione "virtuale" diffusa soprattutto tra coloro che possono definirsi "nativi digitali" (Prensky M., 2001), nati e cresciuti con questo tipo di tecnologia. Il quadro che si delinea è dunque quello di una grande familiarità con l'aspetto tecnologico non accompagnata da una capacità di valutazione critica dei pericoli in cui si può incorrere. Ciò è evidenziato dall'estrema superficialità con cui vengono messe in rete foto e informazioni personali senza soppesarne le possibili conseguenze. L'utilizzo del sesso nelle scuole medie e superiori come strumento di inclusione nel gruppo di appartenenza è all'origine di fenomeni come cyberbullismo e sexting (condivisione di immagini sessualmente esplicite), manifestazioni di una sessualità distorta che produce sempre più vittime tra i ragazzi di questa generazione. L'educazione sessuale non va intesa come incoraggiamento ai ragazzi nel fare sesso, ma come supporto per il loro sviluppo sessuale, dando strumenti di conoscenza sui principi della riproduzione umana, sull'esplorazione di emozioni e sentimenti e sulla capacità di stabilire valide relazioni interpersonali. Essa punta nell'immediato a ritardare l'età del primo rapporto sessuale (in Europa avviene intorno ai 15 anni), ridurre la frequenza di attività non protette, incrementando l'uso delle precauzioni per evitare gravidanze non volute e malattie trasmesse per via sessuale. Purtroppo, in Italia per motivi economici, politici, culturali e religiosi, i progetti di educazione sessuale nelle scuole non sono obbligatori. Tuttavia, alcune Regioni italiane si sono prodigate a promuovere l'educazione sessuale nonostante gli ostacoli di varia natura. L'augurio è che anche altre Regioni possano seguire questo percorso "virtuoso".

Dott.ssa Ilaria Monticone

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