Pure le caratteristiche di personalità possono incidere e rendere le persone più vulnerabili all’ansia soprattutto in momenti di stress e di vita particolari.
L’ansia si esprime con un’attivazione psicofisica, con sintomi fisici, psichici e comportamentali difficili da gestire come palpitazione e accelerazione del ritmo cardiaco, sudorazione, tremore, sensazione di intorpidimento o formicolio, sensazioni di soffocamento, nausea e di fastidio all’addome, tensioni e dolori muscolari, vertigini, paura di perdere il controllo, paura di morire, difficoltà nella concentrazione e nell’addormentarsi, incapacità di rilassarsi, irritabilità, perdita d’interesse nei confronti dell’ambiente, agitazione e tendenza ad arrossire in pubblico (Pellegrino, 2004).
L’ansia, però, è un meccanismo vitale che ci permette di sopravvivere; ci avverte, infatti, quando ci troviamo di fronte ad un’azione da intraprendere o ad una scelta difficile, permette alle persone di essere in allerta in situazioni potenzialmente pericolose, favorisce l’attivazione e migliora le nostre performance.
Tuttavia, l’ansia diventa patologica quando ci ostacola l’adattamento e blocca le relazioni a causa di sofferenza e di disfunzionalità. Chi ne soffre vive la sensazione costante di smarrimento, una reale incertezza rispetto al futuro; le persone cercano di sopperire alla mancanza di sicurezza e all’incapacità di vivere nel qui e ora controllando le svariate aree della propria vita fino ad essere paralizzate dall’ansia.
Tra le diverse forme dei disturbi d’ansia, quella più tipica è il disturbo di panico. L’attacco di panico è spesso un’estremizzazione e acutizzazione dell’ansia, è inatteso, acuto e si ripete. La sensazione è di morte imminente, di terrore associato al senso del pericolo, di perdere il controllo e di impazzire.
La frequenza degli attacchi può aumentare e si instaura uno stato di ansia anticipatoria legata alla paura che possa ripresentarsi l’attacco di panico. La conseguenza è l’adozione di condotte di evitamento di situazioni ritenute pericolose.
Come intervenire?
L’attivazione di un processo di introspezione e di comprensione di se stessi, il creare una pausa vuota di silenzio scandita dall’ascolto di ciò che sta accadendo dentro di noi può attivare il tentativo di realizzare un progetto di vita migliore, non limitandosi a vivere ai suoi margini. La psicoterapia umanistica integrata privilegia la relazione terapeutica, il rapporto fra paziente e terapeuta intorno al quale ruotano le varie tecniche per agire sul corpo e sulla mente come la mindfulness e la ristrutturazione cognitiva. L’obiettivo è quello di migliorare la conoscenza del proprio corpo attraverso la sensorialità, l’emotività e i vissuti che emergono per affrontare le ragioni del proprio disagio. Costruire la propria felicità significa dare un senso al dolore e alla sofferenza della vita per arrivare all’autodisciplina, all’autocontrollo e all’espressione dei propri bisogni e desideri che vanno al di là di una vita ideale.