"Non c'è maggior forza su questo pianeta…di una storia"
Cit.Libba Bray
Narrazioni che curano, ma cosa è uno storytelling? E cosa ha a che fare con la psicologia? Quando parliamo di narrazioni curanti, mi viene da pensare a James Hillmann, che fu uno psicanalista junghiano, autore di numerose opere, saggista e filosofo statunitense. La sua visione della psicoterapia era come una messa in moto e in gioco delle diverse personificazioni che le nostre parti interne assumono, i nostri Dei. Personificazioni che, come su un palco, raccontano il loro/nostro pezzo di storia. Lo storytelling racchiude in sé tutto ciò che riguarda l'arte di narrare; tutto ciò che ha a che fare con l'interazione con l'altro passa attraverso lo storytelling: uno strumento che ci permette di scoprire l'altro, di ascoltarlo e soprattutto di narrarlo. Quante volte ci è capitato di ascoltare o raccontare una storia? La capacità di emozionare, di coinvolgere di far immedesimare il nostro ascoltatore è la prerogativa di ogni "storyteller", la particolarità di questo strumento sta proprio nella sua natura dialogica: "Non ci può essere un racconto senza un ascoltatore e non ci può essere una reazione emotiva senza qualcuno in grado di suscitarla".
Lo Storytelling, quindi, risulta un valido strumento di supporto nei percorsi di cura, siano essi di natura psicologica che di natura fisica: la centralità narrativa permette di costruire una "storia di cura" ovvero una co-costruzione di un percorso di cura, definito come un "destino" condiviso. Quello che si va a creare insieme sono delle narrazioni che non curano ma si prendono cura. Accade quindi che il paziente non sia più un soggetto passivo ma attivo promotore dei suoi miglioramenti; è sorprendente vedere ciò che accade soprattutto in ambiti comunitari ed ospedalieri: la narrazione contribuisce a migliorare il rapporto tra la persona e il suo curante, restituendo al paziente la propria dignità di persona che- finalmente non si sente esaminata da un punto di vista clinico. Il primo a comprendere questa priorità è stato, senza ombra di dubbio, il neurologo Oliver Sacks che amava descriversi così:
"Mi sento medico e naturalista al tempo stesso: mi interessano in pari misura le malattie e le persone. Sono insieme un clinico e un drammaturgo: sono attratto dall'aspetto romantico non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana per eccellenza: la malattia"
Raccontare resta un modo di narrare della propria esistenza, la possibilità per ogni individuo di mettersi in gioco attraverso una storia...
"Non mi sono accadute che cose inaspettate. Molto avrebbe potuto essere diverso se io fossi stato diverso. Ma tutto è stato come doveva essere; perché tutto è avvenuto in quanto io sono come sono."
Carl Gustav Jung
Cit.Sonia Bertinat