Come rispettare il proprio spazio e le relazioni interpersonali
I colleghi mi stimeranno ancora se non parteciperò al progetto? Come si comporteranno gli amici con me se non organizzerò più i week end da trascorrere insieme? Mi allontaneranno? Mio figlio mi vorrà bene se non lo lascio fuori con gli amici fino a tardi? Mio marito mi terrà il broncio se decido di uscire la sera con le amiche?
Queste sono solo alcune delle domande tipiche che possiamo formulare se ci sentiamo in difficoltà nel dire NO a qualcuno e a definire i confini nelle relazioni.
Quando riusciamo a porre i nostri confini in modo corretto troviamo il giusto equilibrio di intimità e di distanza in ogni situazione, poiché riusciamo a rimanere in contatto con il prossimo senza perdere la nostra autonomia. Ci garantiamo rapporti sociali stabili, amicizia e armonia.
Un confine definisce un territorio entro cui vogliamo sentirci liberi. Di conseguenza, non è importante solo stabilirli, ma proteggerne anche il territorio, che andiamo a definire in base alle nostre idee, del quale siamo responsabili e nel quale vogliamo agire in piena autonomia. I confini segnano il punto oltre cui avviene il passaggio dal nostro territorio a quello di qualcun altro, o a una zona franca, di conseguenza determinano anche il rapporto con noi stessi, con gli altri e con quanto ci circonda. Un territorio di cui siamo responsabili e che possiamo difendere, utilizzando le nostre risorse. Senza confini le nostre energie si disperdono, rendendoci più deboli.
Tuttavia, potremmo trovarci in difficoltà a riconoscere e delimitare il nostro spazio personale.
Sotto un certo punto di vista i nostri confini possono essere considerati il riflesso dei nostri valori. Se pensiamo di non valere abbastanza e non rivendichiamo il nostro diritto a dire no, allora trasparirà nell'atteggiamento e nei movimenti un'energia che rispecchierà tale valore.
Chi non è correttamente centrato su sé stesso e non pone la giusta distanza tra sé e gli altri, di solito, tende a farsi troppo carico degli stati d'animo, dei bisogni e delle sofferenze altrui. Si tende a considerare più importante l'altro e non si riesce a tener testa alle richieste provenienti dall'esterno.
Per alcuni sembra più facile farsi carico di sofferenze che non li coinvolgono direttamente, sacrificando però la propria gioia. Faccio un esempio: se una persona pensa che i problemi e le difficoltà delle persone si associano alla profondità e alla positività dell'essere umano, sarà aperta solo a tutto quanto è problematico e gli risulterà arduo prenderne le distanze. È giusto aiutare il prossimo e affrontare le esigenze degli altri senza però dimenticare sé stessi. Essere empatici vuol dire riconoscere la sofferenza altrui, senza allo stesso tempo farla propria.
Nella sofferenza esiste un compito, una sfida da sostenere. Non abbiamo il diritto di sostituirci a coloro che ci chiedono un sostegno, ma dobbiamo permettere loro di percorrere la propria strada cogliendone i frutti, positivi e negativi che ne derivano. Il nostro no ad una richiesta di aiuto che non ci fa sentire bene, potrebbe agevolare un processo di crescita per entrambi. Il richiedente avrà la possibilità di assumersi le proprie responsabilità e di poter sviluppare nuove risorse nel perseguire i propri obiettivi, comprendendo meglio anche il diritto di poter sbagliare lungo il cammino, mentre l'altro saprà riconoscere con maggior efficacia i propri confini e quanto la possibilità di poter dire no possa essere di giovamento ad entrambi.
Ulteriori ostacoli nel momento in cui vogliamo definire meglio i nostri limiti e confini dicendo no, sono il senso di colpa e la paura per le conseguenze. Paura e senso di colpa ci indeboliscono non solo a livello mentale ma anche a livello fisico. Ci fanno sentire deboli e sotto pressione.
Quali potrebbero essere le conseguenze del nostro no o del nostro "Fin qui e non oltre?" Anche solo immaginare cosa potrebbe accadere indebolisce i nostri confini.
Quando delimitiamo noi stessi proviamo dentro di noi una profonda paura di perdere l'affetto, l'apprezzamento e il senso di appartenenza. I nuovi limiti potrebbero suscitare rivendicazioni per diritti considerati oramai acquisiti. In questo caso è importante la comunicazione, ponendo attenzione al rispetto di tutti. Ad esempio, se tua figlia vuole uscire di più con gli amici la sera, tornando a casa più tardi, un esempio di come potremmo dare un no misurato sulle esigenze di tutti, potrebbe essere: "è divertente uscire con gli amici e capisco che vorresti passare più tempo con loro, tuttavia è giusto che torni a casa entro una certa ora perché ci tengo alla tua sicurezza".
Ciò permette a noi di dare un no che riteniamo giusto e all'altra persona di viverlo in maniera serena senza sentire che a sua volta i propri confini siano stati violati.
I riscontri costruttivi sono evidenti, poiché imparando a definire meglio il vostro spazio il rapporto con gli altri apparirà più chiaro. Chi ha approfittato del rapporto con voi solo per trarne dei vantaggi probabilmente ora si allontanerà ; coloro i quali, invece, sono da sempre interessati a voi in quanto persona rimarranno anche quando farete valere le vostre esigenze.
Fissate limiti e confini in modo consapevole modificando la vostra postura e l'espressione del viso, in modo tale che l'altro possa riconoscere chiaramente che siete all'erta e non vi lasciate manipolare tanto facilmente, perché basta un accenno di sorriso per far sconfinare l'altro nel vostro spazio personale.
Bibliografia: "Affrontare le esigenze degli altri senza dimenticare sé stessi" di R. Sellin